domenica 28 febbraio 2010

"Volo Radente" di Sergio Davanzo con la lettura di Maria Sole Politti


Spingersi fino ai limiti. Mettersi in gioco e vedere la realtà confondersi in un turbinio di vorticose emozioni. Accettare la sfida e succhiarne il gusto, pur acre ed effimero. Pochi secondi. È tutto. È soggettivo, unico, irripetibile. È una deliberata e lucida scelta. L’artista/individuo è obbligato a scegliere la modalità più consona all’espressione della propria identità. La visone che qui ci viene data, sincera quanto complessa, prevede un allargamento del campo ottico ed una prospettiva in movimento. È anzi lo spiccato dinamismo una delle caratteristiche più evidenti del Volo, accanto alla saturazione del grigio che dà origine qui ad un vero e proprio infinito cromatico. Attanagliata dall’attualissimo dubbio sulla integrità del sé, la personalità del tratto e del segno si fa estremamente varia e mutevole. Pennello pieno, sgocciolato, dripping spinto, annacquato a tal punto da sembrare, a momenti, acquerello sfumato. Una pioggia di effetti a colmare di risoluzioni potenti una problematica esistenziale feroce e necessaria. Fili neri si sovrappongono alla sagoma di chi vola, groviglio di pensieri in potenza; immagini destinate a non germogliare, castrate da una velocità ormai irreversibile. È un imperativo della volontà creativa: non c’è, non ci sarà tempo. Bisogna volare ora. Cogliere l’istante. Volare incontro il mondo. Prima che finisca.

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