lunedì 29 marzo 2010
lunedì 22 marzo 2010
“Towards What Shall we Roll?”
A painting divided into two halves, or, better, four parts by one single, powerful cross, destined to be overcome by a rolling circle. On the one side the regular flowing of a grey surface, a sort of road which finds a distant, marked goal in a strong red sign. On the other side the grey colour, almost black, drops, falls, flowing in irregular shapes. Small, yellow, round spots fill, in well composed and ordered groups, the shadow areas, giving them light and sense. Cloisonnisme almost. A sort of geometric Cloisonnisme, alluding anyway to movement and to its ineluctability. Life rolls. So does time
Maria Sole Politti
“Metropolis”
The carrying structures of the city are surrounded by a complex, intense background. In the distance black spires, pinnacles, skyscrapers stand out. The idea of the city has no roots, floats in a suffocating grey air filled with fog and gas and enriched by the presence of another grey nuance, in which a light blue trace is still present. The main message of the painting can be found in the double nature of pollution, marked with the two different shades of grey, for the air and for the water, for the Earth and for the souls of men, towards a progressive saturation of this concept. No hope is left. No evidence of life in this metropolis.
Maria Sole Politti
venerdì 19 marzo 2010
Dirty Water: Davanzo gives up colour to express the urge of an authentic ecologic anxiety.
To Sergio Davanzo water has been in the past the source of inspiration and strength, but it is also integrating part of his favourite expressive technique, acrylic painting. Indeed water is a component of the colour itself, diluting it and making it liquid. Moreover, water is used to wash the paint-brush, cleansing it in a metaphorical way as well, because also the memories of what has already been painted are washed away. After the brush has been polished, what is left is Dirty Water.
The major theme of the exhibition faces in depth the problem of pollution. It deals not only with the pollution of the water, seas and lakes, but with the cycle of water as a whole. It focuses on the silent disease which deprives water of its purifying qualities, both natural and ritual. The main feature of Dirty Water is the almost complete absence of colour, which achieves an effect of bareness and sterility. Rebirth and regeneration energies, together with the vital force of lines and shapes, seem to have been lost, faded away. Only a shadow of these forces is left, expressed by a wide range of grey nuances, by means of which the painter defines his own, personal geometry. Movement and speed still belong to all the paintings, such as the strength of the stroke. But the latter is deliberately considered, on several occasions, the vehicle of a malignant and disquieting message. A few remains of colour, reluctant to abandon Davanzo’s production, linger on his canvas, as if they were intruders. Tiny dots, flashes, gleams. They are the last evidence what the world, and the human soul, were like before being definitely spoilt. In this landscape of general anxiety, only one source of hope is given, and the proposal is partly ironical: the communication with other creatures, with what/whom may exist beyond the dimensions of time and space. Therefore the only feeble note of optimism comes from the signals one gives to another, waiting for a positive reply, which seems to be extremely remote, but still possible.
(Maria Sole Politti)
The major theme of the exhibition faces in depth the problem of pollution. It deals not only with the pollution of the water, seas and lakes, but with the cycle of water as a whole. It focuses on the silent disease which deprives water of its purifying qualities, both natural and ritual. The main feature of Dirty Water is the almost complete absence of colour, which achieves an effect of bareness and sterility. Rebirth and regeneration energies, together with the vital force of lines and shapes, seem to have been lost, faded away. Only a shadow of these forces is left, expressed by a wide range of grey nuances, by means of which the painter defines his own, personal geometry. Movement and speed still belong to all the paintings, such as the strength of the stroke. But the latter is deliberately considered, on several occasions, the vehicle of a malignant and disquieting message. A few remains of colour, reluctant to abandon Davanzo’s production, linger on his canvas, as if they were intruders. Tiny dots, flashes, gleams. They are the last evidence what the world, and the human soul, were like before being definitely spoilt. In this landscape of general anxiety, only one source of hope is given, and the proposal is partly ironical: the communication with other creatures, with what/whom may exist beyond the dimensions of time and space. Therefore the only feeble note of optimism comes from the signals one gives to another, waiting for a positive reply, which seems to be extremely remote, but still possible.
(Maria Sole Politti)
giovedì 18 marzo 2010
lunedì 1 marzo 2010
Maria Sole Politti introduce la mostra personale di Sergio Davanzo: "Acqua Sporca"
“L’acqua era buia assai più che persa
e noi, in compagnia de l’onde bigie,
intrammo giù per una via diversa.
In la palude va ch’ha nome Stige
Questo tristo ruscel, quand’è disceso
Al piè de le maligne piagge grigie.”
(Dante, Inferno, VII 103-108)
Acqua Sporca: Davanzo rinuncia al colore in favore di una necessaria preoccupazione di natura ecologica.
L’acqua per Sergio Davanzo pittore è stata a più riprese fonte di ispirazione ed energia, ma rappresenta anche parte integrante del mezzo che usa per esprimersi, componente essenziale del colore stesso, poiché predilige l’acrilico. È l’acqua che lo diluisce e rende fluido. È ancora l’acqua che lava il pennello, lo pulisce anche metaforicamente, liberandolo dal retaggio di quanto ha già dipinto. Ciò che resta dopo la lavatura del pennello è Acqua Sporca.
La tematica di questa personale di Davanzo affronta in termini profondi il problema dell’inquinamento. Non solo le nostre acque, dai mari ai laghi, sono afflitte dalla presenza di sostanze chimiche non smaltibili, ma è l’intero ciclo dell’acqua ad essere preso qui in considerazione. Si mette cioè a fuoco il male sottile che priva l’elemento acqua delle sue proprietà purificatrici, di naturali e rituali. La principale caratteristica di questo percorso tematico è l’assenza quasi totale di colore. L’energia di rinascita e rigenerazione e la forza vitale di linee e forme, vengono meno. Rimane solo una loro traccia, espressa da una ampia e complessa gamma di grigi che segnano leggeri linee e figure tendenti al geometrismo. Movimento e velocità rimangono sottesi a quasi tutte le tele, così come la forza del tratto. Ma quest’ultima è stavolta un vettore inquietante e volutamente maligno. Reticenti ad abbandonare la produzione di Davanzo, alcune piccole tracce cromatiche permangono, quasi clandestine. Punti microscopici, guizzi, bagliori, circoscritti. Ultime tracce di ciò che era il mondo prima di venire irrimediabilmente compromesso. Una sola, in parte ironica, fonte di speranza è concessa dall’artista in questo panorama di sconfortante ansia. La comunicazione con l’altro da se, con ciò che forse esiste oltre le dimensioni della realtà spazio-temporale, nello spazio. Pertanto l’unica fievole nota di ottimismo viene dai segnali che all’altro si lanciano, in attesa di una risposta che appare estremamente remota, ma pur possibile.
e noi, in compagnia de l’onde bigie,
intrammo giù per una via diversa.
In la palude va ch’ha nome Stige
Questo tristo ruscel, quand’è disceso
Al piè de le maligne piagge grigie.”
(Dante, Inferno, VII 103-108)
Acqua Sporca: Davanzo rinuncia al colore in favore di una necessaria preoccupazione di natura ecologica.
L’acqua per Sergio Davanzo pittore è stata a più riprese fonte di ispirazione ed energia, ma rappresenta anche parte integrante del mezzo che usa per esprimersi, componente essenziale del colore stesso, poiché predilige l’acrilico. È l’acqua che lo diluisce e rende fluido. È ancora l’acqua che lava il pennello, lo pulisce anche metaforicamente, liberandolo dal retaggio di quanto ha già dipinto. Ciò che resta dopo la lavatura del pennello è Acqua Sporca.
La tematica di questa personale di Davanzo affronta in termini profondi il problema dell’inquinamento. Non solo le nostre acque, dai mari ai laghi, sono afflitte dalla presenza di sostanze chimiche non smaltibili, ma è l’intero ciclo dell’acqua ad essere preso qui in considerazione. Si mette cioè a fuoco il male sottile che priva l’elemento acqua delle sue proprietà purificatrici, di naturali e rituali. La principale caratteristica di questo percorso tematico è l’assenza quasi totale di colore. L’energia di rinascita e rigenerazione e la forza vitale di linee e forme, vengono meno. Rimane solo una loro traccia, espressa da una ampia e complessa gamma di grigi che segnano leggeri linee e figure tendenti al geometrismo. Movimento e velocità rimangono sottesi a quasi tutte le tele, così come la forza del tratto. Ma quest’ultima è stavolta un vettore inquietante e volutamente maligno. Reticenti ad abbandonare la produzione di Davanzo, alcune piccole tracce cromatiche permangono, quasi clandestine. Punti microscopici, guizzi, bagliori, circoscritti. Ultime tracce di ciò che era il mondo prima di venire irrimediabilmente compromesso. Una sola, in parte ironica, fonte di speranza è concessa dall’artista in questo panorama di sconfortante ansia. La comunicazione con l’altro da se, con ciò che forse esiste oltre le dimensioni della realtà spazio-temporale, nello spazio. Pertanto l’unica fievole nota di ottimismo viene dai segnali che all’altro si lanciano, in attesa di una risposta che appare estremamente remota, ma pur possibile.
Appunti di Viaggio: "Lahina Maui - Il Canto della Balena" della serie Acqua Sporca di sergio Davanzo con il commento di Maria Sole Politti
Il dinamismo e l’inconsistenza acquatica, evocata dal dripping leggero, sembrano richiamare la forza e l’inquietudine di un sottile grido grigio. Remote, residue tracce di figurativo caratterizzano questo pezzo, conferendogli concettualmente la capacità ansiogena di contaminare le vibrazioni del messaggio, mediante l’effetto di negazione del nero, del certo, del definito, coperto da spaccature e da invadenti segni chiari nettamente inquinanti. Per quanto, vien da chiedersi, canteranno ancora le balene?
"Il Grido Della Madre Terra 2" di Sergio Davanzo e la lettura di Maria Sole Politti
Sono due i pezzi in pendant che danno voce alla disperata richiesta di aiuto del pianeta, connotato in modo forte dal termine “madre”. C’è una violenza primitiva in questo grido. Grido come richiesta di aiuto ma anche come estrema, veemente protesta. I due dipinti condividono, oltre al titolo, tecnica, orientamento e messaggio. In basso la materia, l’elemento terra, succube di soffocanti presenze, dà sfogo alla propria rabbia, che prende la forma di una rete irregolare di filamenti grigi, opachi, vagamente inquietanti, mentre, nel loro dipanarsi, riempiono l’aria. La gamma cromatica va ancora dal nero al bianco. Tra i due pezzi c’è comunque una differenza sostanziale. Mentre nel primo la voce della disperazione sembra evaporare da un piano di terra nera, in cui l’acqua torbida ribolle di malattia, nel secondo è la terra stessa a protendersi con propaggini quasi tentacolari verso un cielo ingombro e denso. È comunque la voce di fondo a sottendere il filo, immediatamente percettibile, che collega i due momenti, l’uno figlio, più ricco e forte, dell’altro.
"Acqua Sporca" di Sergio Davanzo ed il commento di Maria Sole Politti
Sublimazione del concetto e raffinatezza di linee e trasparenze concorrono nel comunicare il messaggio del dipinto, che riesce a raccontare una storia di drammatica contaminazione con la pacatezza di un, pur spietato, sussurro. È contaminante l’ascesa di uno sfogo feroce ed invasivo di nero. Gli effetti del dripping ed elle sfumature esprimono un evidente dinamismo, tale per cui su una base di piani mobili sovrapposti, come lastre di vetro, caratterizzati da rassicuranti geometrismi, si innesta ed avanza la corruzione liquida dell’elemento inquinante.
Acqua Sporca: "Tagli Qualunque" di Sergio Davanzo con il commento di Maria Sole Politti
Prende avvio in questo pezzo una ricerca sul geometrismo, destinata a più marcate e feroci evoluzioni e considerazioni. Il geometrismo è qui circonferenza e linea, rette che si intersecano incerte e alla rinfusa a volte a coppie di parallele, a volte singolarmente, su di un piano a-cromatico. Cerchi appena accennati, residui di onde e spruzzi, diluiti, acquosi, fungono, in tale sfondo, da riferimento. Anche il colore, appena accennato, è blu, rosso, giallo, ma non sembra colore. Si limita cioè a processioni di piccoli punti rinchiusi tra rette gemelle. Gocce in cammino, lungo vettori destinati a perdersi, a sfumare nel grigiore dilagante. Nulla sfugge al qualunque, elemento dominante ed inscindibile dal dipinto. Nulla sfugge all’inquietudine della mancanza totale di mete definite. L’unica realtà esplicitata con mano più decisa è la possibilità dell’incrocio, dell’intersezione di percorsi e pensieri, sola potenziale fonte di finitezza.
Acqua Sporca: "On The Road 1" di Sergio Davanzo e la lettura critica di Maria Sole Politti
Tracce. Sull’asfalto innevato e sporco. O su una polverosa strada di campagna. Tracce. Di pneumatici o di pensieri, che lasciano una lunga, decisa, scia centrale, più scura. É ancora tutto grigio. Un grigio che ai lati si fa sfumato e triste ed è metafora del passaggio, monotono, sempre uguale, della prosaicità del viaggio, del percorso. É un andare che non ha paesaggio, è fondo senza sfondo. Osservate da una serie regolare di piccoli punti rossi, che, scanzonati, le stanno a guardare, gocce ancora grigie ed annacquate fungono da elemento di stacco. Con un movimento trasversale, irregolare, scivolando avvolgono e disturbano questo eterno flusso senza direzione e senza verso. Senza origine né meta. Ma il loro interferire è vano: andare è troppo importante.
"On The Road 2" di Sergio Davanzo con la proposta di Maria Sole Politti
Acqua che scivola lungo una lastra o una discesa, acqua sporca, grigia, mista ad una vistosa componente rosso vermiglio. La traccia principale è rinforzata dalla venatura di colore, che emerge là, dove il grigio è più intenso. Da un lato la traccia si fa delicata, precaria, quasi una garza, dall’altro conferma la propria natura liquida, facendosi gocce e spruzzi. Dove l’acqua è più sporca, compare l’allarmante segno dell’inquinamento, un monito di un colore artificiale, chimico, non naturale in quanto fluorescente. Nonostante ciò il moto, il movimento del dipinto, non si arresta: andare è più importante.
“Rotolare Verso Dove? – La Vita è un Piano Inclinato” (Acqua Sporca) di Sergio Davanzo con la critica di Maria Sole Politti
Un quadro diviso a metà, anzi, in quattro, da un unico potente incrocio scuro, destinato ad essere attraversato da una sfera che rotola. Da un lato lo scorrere regolare di una strada, una spianata grigia, una superficie indefinita, la cui lontana meta è forse una marcata traccia rossa. Dall’altro lato il grigio, quasi nero, gocciola, cade, scorre, irregolare. Macchioline sferiche, di colore giallo, riempiono diligenti le zone d’ombra, campiture forzate di porzioni di piano in cerca di luce e di senso. E’ quasi compartimentismo. Una sorta di compartimentismo geometrico, che vuole comunque alludere al movimento ed alla sua ineluttabilità. Rotola la vita. Rotola il tempo
Serie Acqua Sporca: "Colonie" di Sergio Davanzo e la lettura di Maria Sole Politti
Le chiavi di lettura del pezzo sono mancanza di autentica comunicazione e totale isolamento. Nel deserto sbiadito e stinto di un universo spento, un groviglio di vie geometricamente tracciate. Alcune appaiono più solide, nere, certe, visibili. Altre invece sembrano cadute in disuso, labili garze sottese ad invisibili punti d’arrivo. Una caotica sovrapposizione di angoli, individuati da quel che rimane di scure corsie, vestigia di un crocevia che era trafficato e sicuro. Sulle nere vie principali viaggiano piccolo punti gialli, in fuga, verso ciò che nel quadro non c’è. È la prima traccia di colore, che sembra incamminarsi verso un forzato esilio. Il rosso, secondo ed ultimo elemento cromatico nel grigiore complessivo del dipinto, sembra prosperare in diverse tonalità, protetto all’interno di un spesso involucro sferico. Sono colonie isolate di vita alle quali è precluso, pena la sopravvivenza, qualunque contatto con quel che resta del mondo.
"Insediamenti" della serie Acqua Sporca di Sergio Davanzo con un suggerimento di Maria Sole Politti
L’immagine di un universo desolato che caratterizza questa tela va collegata a quella del dipinto “Colonie”, che la precede, rispetto al quale tuttavia essa è arricchita da una complessa tessitura cromatica di nero, rosso, grigio e giallo nella parte bassa del quadro. I punti rossi, pressoché indistinguibili dallo sfondo, vengono letteralmente inghiottiti dall’effetto terreno calpestato. Lo spazio lasciato scoperto dalle solite geometrie grigie, cerchio e linee, è popolato o dello stesso giallo, più liquido e leggero, o di piccole gocce blu. Esse sole conferiscono sapore acquatico al pezzo. Staccate dal resto, non bastano tuttavia ad evocare un senso di positiva redenzione o pulizia. Dunque la domanda principale per una lettura definitiva di Insediamenti pone l’accento sulla natura di questo giallo dominante: bisogna cioè decidere se esso possa rappresentare la sola nota acuta, in tonalità maggiore, nello spartito di una sinfonia disperata e disperante. Il grigio che, corruttore, affiora in superficie dal fondo suggerisce di no
Acqua Sporca: "Gli Aminoacidi Vengono Dallo Spazio" di Sergio Davanzo con il commento di Maria Sole Politti
È l’intero consorzio cromatico ad essere qui isolato in modo inequivocabile e definitivo. Ogni tentativo di fuga è bloccato da una barriera ulteriore di denso fumo, una sorta di invalicabile orbita individuata da un’unica grigia pennellata circolare. L’incomunicabilità di qualsiasi nota vitale appare palese. La vita tuttavia è ora ridotta ad un brulicare di punti, cui è concesso, al massimo, di fondersi fra loro in ambito circoscritto. L’energia, invece, nera di spatolate graffianti ed oblique, è prerogativa dello spazio aperto, universo sterminato grondante ricche sfumature bianco grigiastre. Un universo ampio ma inquinato, forte nel segno ma privo di speranza.
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